25 ‘… e spezialmente guardando che voi prima che altro piaceste a un romitello, a un giovinetto senza sentimento, anzi a uno animal salvatico? Per certo chi non v’ama e da voi non disidera d’essere amato, sí come persona che i piaceri né la vertú delia naturale affezione né sente né conosce, cosí mi ripiglia; e io poco me ne curo.’

  26 ‘Partiti costoro, i giovani si rabbracciarono insieme, e non essendo piú che sei miglia camminati la notte, altre due anzi che si levassero ne camminarono e fecer fine alla prima giomata.’

  27 Jane Carlyle is reported to have said of Keats’s ‘Isabella’ that the poem ‘might have been written of a seamstress who had eaten too much for supper and slept upon her back’. (See William Allingham, A Diary, ed. H. Allingham and D. Radford, 1907, P. 310.)

  28 ‘Il cuoco, presolo e postavi tutta l’arte e tutta la sollecitudine sua, minuzzatolo e messevi di buone spezie assai, ne fece un mancaretto troppo buono.’

  29 Dante, Inferno, XXXIII.

  30 G. Almansi, The Writer as Liar, London and Boston, 1975, pp. 144–5.

  31 ‘… il che molti sciocchi non avrebbon fatto ma avrebbon detto: “Io non ci fui io: chi fu colui che ci fu? come andò? chi ci venne?” Di che molte cose nate sarebbono, per le quali egli avrebbe a torto contristato la donna e datale materia di disiderare altra volta quello che già sentito avea: e quello che tacendo niuna vergogna gli poteva tornare, parlando s’arebbe vitupero recato.’

  32 ‘… e a tutti rivolto disse: “Chi ’l fece nol faccia mai piú, e andatevi con Dio.”’

  33 ‘Un atlro gli avrebbe voluti far collare, martoriare, essaminare e domandare; e ciò faccendo avrebbe scoperto quello che ciascun dee andar cercando di ricoprire, e essendosi scoperto, ancora che intera vendetta n’avesse presa, non iscemata ma molto cresciuta n’avrebbe la sua vergogna e contaminata l’onestà della donna sua.’

  34 Sonnets, 138.

  35 Don juan, cxvii.

  36 ‘Bocea basciata non perde ventura, ami rinnuoua come fa la luna.’

  37 ‘Il che poi che ella ebbe sentito, non avendo mai davanti saputo con che como gli uomini cozzano, quasi pentuta del non avere alie lusinghe di Pericone assentito, senza attendere d’essere a cosí dolci notti invitala, spesse volte se stessa invitava non con le parole, ché non si sapea fare intendere, ma co’ fatti…”

  38 ‘Sospirava fu molto dalle donne per li varii casi della bella donna: ma chi sa che cagione moveva que’ sospiri? Forse v’eran di quelle che non meno per vaghezza di cosí spesse nozze che per pietà di colei sospiravano.’

  39 Almansi, The Writer as Liar, p. 125.

  40 ‘… the House of Traversaro and the Anastagi (both families now extinct), the ladies and the lords, the labours and the comforts, which love and courtesy inspired in us…’ (Purgatorio, xiv, 107–10).

  41 The subject of Boccaccio’s borrowings from Dante has been widely discussed, among others by J. H. Whitfield, who concludes his lecture on ‘Dante in Boccaccio’ by remarking that ‘in those places where Boccaccio echoes in seeming admiration the very words of Dante, where therefore they seem to come together, there also most they fall apart’ (The Barlow Lectures on Dante, 1959, Cambridge, 1959, p. 32).

  42 ‘… se egli ha sempre di me preso quello che gli è bisognato e piaciuto, io che doveva fare o debbo di quel che gli avanza? Debbolo io gittare a’ cani? Non è egli molto meglio servirne un gentile uomo che piú che sé m’ama, che lasciarlo perderé o guastare?’

  43 ‘Dopo la cena quello che Pietro si divisasse a sodisfacimento di tutti e tie m’è uscito di mente; so io ben cotanto, che la mattina uegnente infino in su la Piazza fu il giovane, non assai certo qual piú stato si fosse la notte o moglie o marito, accompagnato.’

  44 ‘È questo uno degli aspetti phú originali del Boccaccio; non v’è net mondo del Decameron l’immoralità avvertita come tale, ma piuttosto il senso che l’uomo fa parte delta natura la quale non è govemata da principÎ o leggi morali, ma risponde solo ad istinti ed impulsi e fenomeni biohgici per i quali non esiste identificazione etica,’ (Azzurra B. Givens, La dottrina d’amore nel Boccaccio, Messina-Florence, 1968, p. 207). For an extended analysis of this whole subject, see also A. D. Scaglione, Nature and Love in the Late Middle Ages, Berkeley, 1963, and E. Auerbach, Mimesis: the Representation of Reality in Western Literature, translated by Willard R. Trask, Princeton, 1953, where it is asserted (p. 227) that ‘The Decameron develops a distinct, thoroughly practical and secular ethical code rooted in the right to love…’

  45 A word-for-word translation of Boccaccio’s ‘senza frutto sostennero’.

  46 He allows Zima to speak to his wife in exchange for a magnificent palfrey.

  47 She has called on him to ask for his falcon in a desperate attempt to save the life of her child.

  48 See, for example, Robert Hollander, Boccaccio’s Two Venuses, Columbia University Press, 1977.

  49 ‘Mohe volte s’è, 0 vezzose donne, ne’ nostri ragionamenti mostrato quante e quali sieno le forze d’amore; né pero credo che pienamente se ne sia detto né sarebhe ancora, se di qui a uno anno d’altro che di cid nonparlassimo.’

  50 The phrase was coined by Umberto Bosco, one of the most assiduous and perceptive of Boccaccio’s editors and commentators.

  51 See, for example, Robert Hastings, Nature and Reason in the ‘Decameron’, Manchester, 1975, p. 74n: ‘Ragione designates the use of the intellect, or rational faculty in general, to control natural instinct. Ingegno and senno usually refer to active, operative intelligence, resourcefulness and ingenuity… Sapere indicates ‘know-how’, ability, expertise. Sagacità indicates care, caution, circumspection and deliberation. Saviezza usually means reflective wisdom… Discrezione signifies discretion, but also discernment, perspicacity. Avvedimento may mean a number of things: shrewdness, perspicacity and discernment; resourcefulness and ingenuity; or an expedient, ruse or stratagem.’ See also Lino Pertile, ‘Dante, Boccaccio e l’intelligenza’, in Italian Studies, 43 (1988), pp. 60-^74, where it is argued that key words like onestà and discrezione underline the importance Boccaccio attaches to appearances.

  52 ‘Galeotto fu il libro, e chi lo scrisse’ (Inferno, V, 137).

  53 The alternative title given by Boccaccio to the work has generated a great deal of critical discussion, especially, in recent years, among American scholars, some of whom would vigorously reject the interpretation offered here. Robert Hollander, for instance, who has expended considerable ingenuity in attempting to prove that Boccaccio is a great Christian moralist, asserts that such an interpretation implies that Boccaccio was ‘a relatively mindless reader of Dante’s texts’ (see his essay, ‘Boccaccio’s Dante’, in Itálica, 63 (1986), pp. 278–89). Other contributors to the debate include Robert M. Durling (‘Boccaccio on Interpretation: Guido’s Escape (Decameron VI, 9)’ in Dante, Petrarch, Boccaccio: Studies in the Italian Trecento in Honor of Charles S. Singleton, edited by A. Bernardo and A. Pellegrini, Binghamton, 1983, pp. 273–304), G. Mazzotta, The World at Play in Boccaccio’s ‘Decameron’, Princeton, 1986, and M. R. Menocal, Writing in Dante’s Cult of Truth: From Borges to Boccaccio, Durham and London, 1991. Menocal challengingly asserts that in choosing Prencipe Galeotto as the Decameron’s alternative title, ‘Boccaccio is confronting the reader with the dual and inseparable problems of the nature of the text and the nature of its interpretation’ (p. 182), before expressing her contempt for an exegetical tradition that would have us believe that Boccaccio ‘not only accepts Francesca’s damning judgement at face value but is willing to apply it unambiguously to himself and his text’ (p. 184).

  54 The description has strong lexical and stylistic affinities with a passage portraying a similar calamity in the Historia gentis Langobardorum by the eighth-century historian Paul the Deacon. It should not, therefore, be read as an eye-witness account, despite the author’s protestations to the contrary.

  55 ‘fatti nonfoste a uiuercome bruti, ma per seguir virtute e canoscenza.’ (Inferno, XXVI, 119–20)

  56 See, for examp
le, R. Hastings, Nature and Reason in the ‘Decameron’, Manchester, 1975, and his more recent article, ‘To Teach or Not to Teach: The Moral Dimension of the Decameron Reconsidered’, in Italian Studies, XLIV (1989), pp. 19–40.

  57 E. R. Auerbach, Mimesis: The Representation of Reality in Western Literature, translated by W. R. Trask, Princeton, 1953, pp. 229–30.

  58 Vittore Branca, Boccaccio medievale (7th edn), Sansoni, Florence, 1990, p. 28n.

  59 Branca, Boccaccio medievale, in the chapter headed ‘L’epopea dei mercatanti’, pp. 134–64.

  60 Branca, Boccaccio medievale, p. 158.

  61 ‘“Che uomo è costui, il quale né vecchiezza né infermità né paura di morte, alla quale si vede vicino, né ancora di Dio, dinanzi al giudicio del quale di qui a picciola ora s’aspetta di dovere essere, dalla sua malvagità l’hanno potuto rimuovere, né far che egli cosí non voglia morire come egli è vivuto?” ‘

  62 Giovanni Getto, Vita di forme e forme di vita nel ‘Decameron’, Turin, 1958, pp. 52–3.

  63 Benedetto Croce, Poesia popolare e poesia d’arte, Bari, 1967, pp. 86–8.

  64 See, e.g., Luigi Russo, Letture critiche del ‘Decameron’, Bari, 1956, pp. 51–68.

  65 ‘… una gentile donna di bellezze ornata e di costumi, d’altezza d’animo e di sottili avvedimenti quanta aluna altra dalla natura dotata…’

  66 See Purgatorio, XI, 94–6.

  67 See Inferno, X, 52–72.

  68 David Wallace, Giovanni Boccaccio: Decameron, Cambridge, 1991, p. 78.

  69 She is described as ‘savia piú che a donna per avventura non si richiedea’.

  70 See, for example, R. Hastings, Nature and Reason in the Decameron, p. 76, where it is stated that ‘The more important reason for the celebration of intelligence in the Decameron is that virtue itself cannot exist without it. For not only is intelligence able to secure the satisfaction of natural desires, it is in addition the only thing that makes possible the rational control of natural instinct, the regulation of violent passion, and the education and refinement of instinct and impulse that are the basis of all virtuous and responsible conduct, as we see from those tales where the right use of intelligence leads directly to virtuous behaviour.’

  71 Bad Luck Blues, lyrics by Pleasant Joseph and Sammy Price. Sammy Price (piano), Danny Barker (guitar), Pops Foster (bass) and Kenny Clarke (drums). The recording, originally made in 1947, was reissued in 1959.

  72 Inferno, VII, 78.

  73 Epistulae ex Ponto, IV, 37.

  74 Inferno, VII, 84.

  75 ‘… Infortuna è donna: ed è necessario, volendola tenere sotto, batterla e urtarla’ (N. Machiavelli, Il principe, c. 25).

  76 See his essay on Boccaccio in Man as an End – A Defence of Humanism: Literary, Social and Political Essays, London, 1965.

  77 B. Croce, ‘La novella di Andreuccio di Perugia’, in Stone e leggende napoletane, Bari, 1926.

  78 ‘… mostrava di dovere essere un gran bacalare, con una barba nera e folta al volto, e come se del letto e da alto sonno si levasse sbadigliava e stropicciavasi gli occhi.’

  79 ‘“Io non so a che io mi tegno che io non vegno là giú, e deati tante bastonate quanto io ti vegga muovere, asino fastidioso e ebriaco che tu dei essere, che questa notte non ci lascerai dormire persona.” ‘

  80 ‘“Chepama avete voi? Credete voi che egli vi manuchi? Li morti non mangian gli uomini: io v’entrero dentro io.” ‘

  81 ‘La qual cosa sentendo il prete mise uno strido grandissimo e presto dell’arca si gitto fuòri; della qual cosa tutti gli altri spaventati, lasciata l’arca aperta, non altramente a fuggir cominciarono che se da centomila diavoli fosser perseguitati.’

  82 ‘Per la quai cosa messom’io in cammino, di Vinegia partendomi e andandomene per lo Borgo de’ Greci e di quindi per lo reame del Garbo cavalcando e per Baldacca, pervenni in Parione, donde, non senza sete, dopo alquanto pervenni in Sardigna… Io capitai, passato il Braccio di San Giorgio, in Truffia e in Buffia,… e di quindi pervenni in terra di Menzogna…’

  83 ‘… nulla cosa per legame musaico armonizzata si può dalla sua loquela in altra trasmutare senza rompere tutta la sua dolcezza armonia (Convivio, I, vii).

 


 

  Giovanni Boccaccio, Tales From the Decameron of Giovanni Boccaccio

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